Nell’agro di Galatone, degna di una narrazione approfondita è la Chiesa di Sant’Angelo della Salute.
Sorge a metà strada tra Nardò e Galatone, lungo la via medievale delle Camene che congiungeva i due importanti centri. Sita in pieno Feudo Negro, è una perla nascosta di quel romanico tipicamente salentino che trova la sua massima espressione nella badia di san Mauro, sulle serre gallipoline.
Le forme lineari quanto eleganti, la tecnica di muratura impiegata, i materiali di costruzione ne sono una conferma. Nell’unica navata, poderosi costoloni scaricano il peso della volta a botte a sesto lievemente acuto, comunicando un raffinato gusto estetico e una minuziosa armonia di proporzioni che rimanda immediatamente alla chiesa galatonese di Santa Maria Odegitria. Le pareti, nuovamente intonacate e mediocremente riaffrescate alla fine del Seicento, serbano tracce dei dipinti originali intrappolati sotto il secondo strato. L’affresco che adorna il catino absidale, datato 1697, presenta una pietà con il Cristo morto e la Vergine desolata attorniata da discepoli e pie donne; sullo sfondo, intanto, si staglia un paesaggio urbano tutto salentino che ricorda neppure troppo vagamente il centro storico di Galatone.
La badia benedettina di Sant’Angelo della Salute fu fondata tra la fine del XII secolo e gli inizi del secolo successivo e fu per lungo tempo ricca di benefici e possedimenti, fiorente e assai rilevante, nell’ambito delle quattordici abbazie suffraganee di Santa Maria di Nerito. Il vescovo Orazio Fortunato nel 1689 ne assegnò le rendite beneficiali e il relativo esercizio di culto al Seminario Vescovile di Nardò. In questo periodo furono realizzati gli interventi di restauro, gli affreschi attuali e modifiche alla facciata.
Oggi la situazione dell’edificio è a dir poco drammatica. Numerose lesioni solcano la facciata, l’abside e i muri perimetrali. L’architrave del portale, in seguito a cedimento, ha portato giù con sé un buon numero di conci. All’interno, l’altare è distrutto e le decorazioni pittoriche fortemente alterate. Uno sprofondamento del lastricato, al centro dell’aula, dimostra l’esistenza di un’area cimiteriale sottostante, documentata, tra l’altro, nell’Obituario (libro dei morti) redatto alla fine del Cinquecento dall’arciprete galatonese Leonardo Ammassaro.
Così, mentre la porta murata impedisce che la mano umana compia ulteriori scempi, la chiesa di sant’Angelo della Salute aspetta in silenzio che qualcuno si ricordi di lei, prima che il tempo e l’incuria degli uomini sentenzino la sua impietosa e definitiva condanna a morte.
Testi: Francesco Danieli